(Articolo scritto per il magazine Art Nomade Milan News, di Elisabetta Roncati)
Può un suono essere blu?
Non ha dubbi al riguardo Guido Boletti, che nella sua ricerca e soprattutto nel suo fare artistico, sceglie di affidare all’arte la totalità dei suoi sensi.
Lasciandosi trasportare dal colore e da quello che la materia stessa gli suggerisce, questo artista incarna bene il concetto di sinestesia, alimentandolo però di quel soffio vitale e di quella freschezza e genuinità che trasformano la semplice percezione simultanea di suono e colore in un’esperienza piena, completa.
Non si tratta solo di contaminazione percettiva: l’arte di Guido è una danza, un canto che muove dal sentire dell’artista e tocca l’anima di chi ha la fortuna di assistere a quella combinazione di colori e linee sparsi sulla tela che catturano l’occhio di chi guarda e lo trasportano immediatamente all’interno di quel caos gioioso.
È un turbine incalzante e incessante che strizza l’occhio a Kandinskij ma che si ribella a quel concetto di spiritualità tanto caro al pittore russo.
L’arte di Guido, come quella di Kandinskij, raggiunge l’anima di chi, osservandola, la vive in prima persona.
È però un’esperienza concreta, quasi fisica, come anche concreta è la materia attraverso la quale Guido rende visibile l’invisibile, chiaramente udibile l’indicibile, il taciuto.
È un fare concreto, che scaraventa a terra il supporto, togliendolo dalla verticalità del cavalletto e restituendolo alla terra in un gesto che potremmo leggere come simbolico: un fare concitato che muove dall’uomo, con i suoi gesti e il suo sentire, e abbraccia l’origine dell’esperienza umana stessa.
Il corpo dell’artista si muove, danza insieme ai colori. Ora un tango frenetico, ora un insieme di passi più lenti, ma mai silenziosi.
È la danza della vita, e con lui Guido riesce incredibilmente a invitare a questo ballo senza fine tutti noi.
Il blu del cielo si mescola all’azzurro del mare, le nuvole si trasformano in spuma, il vento diventa onda che ci culla e ci travolge gettandoci sotto alla superficie dell’acqua e invertendo l’ordine di senso che fino ad un attimo prima aveva guidato ogni nostra scelta.
Uno sguardo ancora alla tela e siamo completamente sommersi, privi di ogni riferimento che possa in qualche modo indicarci la strada.
L’arte di Guido in fondo è questo: impossibile rimanere a galla, fermarsi in superficie. I colori, le linee, il ritmo e l’armonia della composizione, tutto ci invita ad immergere la testa e soprattutto il cuore nell’Oceano di emozioni che le tele di questo artista riescono a portare a galla così come sono.
Non servono filtri né censure quando i sentimenti sono genuini: è il caso dei pesci e degli uccelli con cui Guido costella da sempre le sue tele, ma anche delle forme astratte che riempiono le opere dell’ultima produzione, presentate al pubblico per la prima volta in occasione di questa mostra.
Gli animali e gli strumenti musicali ritratti, come anche le forme e le macchie di colore non figurative, diventano preziosi angeli custodi che ci accompagnano per mano e in punta di piedi negli angoli più intimi e profondi dell’artista stesso.
Un posto tutto da scoprire, ma certamente un luogo gioioso, come gioiosa è l’atmosfera che percepiamo inevitabilmente di fronte alle opere di Guido.
È un richiamo potente, un invito gridato ma di un grido di festa, come quando l’emozione è tanto grande da diventare incontenibile e tutto ciò che rimane da fare è urlarlo a gran voce.
Assumendo a proprio mezzo privilegiato la pittura, Guido abbandona ogni abitudine già data e si mette in discussione e in movimento, spinto dal desiderio genuino di trovare il proprio canto e accordarlo alla sinfonia del mondo.
L’artista è vivo e in cammino, respira e ci rende parte di quello stesso alito che, pur nelle nostre specificità, ci riunisce tutti in un’unica meravigliosa esperienza, quella umana.
Guido dipinge e, dipingendo, respira.
Sa bene che nulla è per sempre, ma finché c’è vita, Guido rivendica con ogni più piccola parte di sé la sua incredibile voglia di pienezza, che inevitabilmente sgorga da ogni poro della pelle e si riversa prepotentemente sulla tela, zattera senza remi sospinta dal vento del bello.
Guido Boletti, Un suono blu
Dal 6 al 29 maggio 2022
Via Polenghi Lombardo, Lodi (LO)
Mari
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