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Immagine del redattoreMarina Bergonzi

L'arte che unisce: il progetto CORBA al Villaggio dei Fiori di Milano

Aggiornamento: 20 set 2021

(Articolo scritto per il magazine Art Nomade Milan News, di Elisabetta Roncati)



Venerdì mattina, quartiere Lorenteggio: il Villaggio dei Fiori si sveglia e dà il benvenuto all’associazione culturale Stradedarts, sua vicina di casa con sede in Largo dei Gelsomini.


È il 23 luglio 2021 e nel Municipio 6 di Milano comincia ad esserci fermento, ma questa volta il ristorante ospitato all’interno dell’antica Cascina Corba che ancora domina la zona ovest della città non c’entra nulla.


Parte il progetto di arte pubblica partecipata CORBA, presentato dall’associazione al Comune di Milano, e non posso che tuffarmi subito anch’io a curiosare: ormai sono mesi che aspetto questo momento, stacco dal lavoro e mi precipito in via dei Gigli.


So che l’iniziativa prevede la realizzazione di dieci murales – trentotto entro il 2026, anno dei Giochi Olimpici Invernali Milano Cortina – nello storico quartiere popolare della periferia milanese, a due passi dallo Stadio del Ghiaccio Agorà, che verrà utilizzato come campo di allenamento dagli atleti.


Il tema scelto è quello degli sport invernali, che verrà declinato dai trentotto artisti coinvolti nel progetto in altrettante opere d’arte urbana realizzate sulle facciate esterne delle case a schiera del quartiere che nel Dopoguerra accolse sfollati e contadini giunti in città in cerca di lavoro.


Sono case a due piani, tutte uguali, tutte anonime, senza identità e con gravi disagi abitativi, immagine di un luogo un tempo costellato di cascine agricole e oggi purtroppo dimenticato e sconnesso dalla città.


Non conosco personalmente gli artisti che hanno preso parte all’iniziativa, ma l’idea è meravigliosa e va a braccetto con quello stesso concetto di arte accessibile a tutti di cui io stessa ho da tempo fatto il mio credo, perciò vinco l’imbarazzo e vado a sbirciare.


Conosco Napal Naps, classe 1976, romano, che apre il progetto con un murale dedicato al quartiere Lorenteggio, proseguimento dell’iniziativa “Un nome in ogni quartiere” promossa dalla stessa associazione per rafforzare il senso di identità degli spazi cittadini e il legame tra questi e i loro abitanti.


Parlo con Marco Mantovani, in arte KayOne, direttore artistico di Stradedarts, e l’entusiasmo per questa iniziativa e per il lavoro che questi artisti hanno scelto di fare, trasformandolo nella propria missione di vita, comincia a farsi palpabile.



I giorni successivi non posso che continuare le mie incursioni in via dei Gigli, affamata di bello ma soprattutto di storie di vita: quelle degli artisti (ad agosto conosco anche SteReal, autrice del secondo pezzo, ed Etsom, al quale è affidata la realizzazione del terzo muro), ma anche quelle degli abitanti del quartiere e dei passanti che incuriositi si fermano a dare un’occhiata.


Da sempre chiacchierona e inguaribile curiosa, ho trovato pane per i miei denti e ogni sera, dopo il mio sopralluogo ormai quotidiano, torno a casa con il sorriso stampato in viso, certa di aver intuito il potere meraviglioso della street art, in grado non solo di curare la vista a colpi di bombolette spray dai colori vivaci, ma anche di risollevare lo spirito.



L’arte urbana in fondo è questo: portare bellezza, ma soprattutto speranza in un futuro migliore, fatto di scambio intergenerazionale e interculturale, dialogo, apertura e curiosità nei confronti del diverso.


Non è certo la bacchetta magica che con due pennellate mette fine al degrado urbano e sociale di certi quartieri abbandonati a se stessi, ma sa accendere una scintilla di cambiamento che può farsi strumento di riscatto sociale e umano.


Se anche voi credete in un’arte accessibile a tutti e in grado di unire le persone, allora non vi resta che seguire insieme a me questo meraviglioso progetto, scoprendo nei prossimi mesi quali nuovi murales spunteranno e magari facendo due chiacchiere anche voi con gli artisti e gli abitanti del quartiere!


Mari

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