L’artista Cristina Barbieri presenta al pubblico la sua ultima opera presso la Biennale Fondazione Amedeo Modigliani a Venezia
(Articolo scritto per il magazine Art Nomade Milan News, di Elisabetta Roncati)
Se il vuoto è assenza, mancanza, è possibile pensarlo, dargli forma, addirittura abbracciarlo?
In una società sempre più indirizzata al forsennato consumo di beni, così come di emozioni e sentimenti, l’artista Cristina Barbieri ci mette violentemente di fronte alla reale e tangibile possibilità dell’assenza.
Riflettendo in modo profondo, apparentemente dirompente ma anche, allo stesso tempo, estremamente delicato, sul concetto di perdita, Cristina abbandona ogni potenziale tendenza all’horror vacui per lasciare spazio e pieno diritto al senso di mancanza e contemporaneamente alla mancanza di senso che avvolgono e risucchiano ciascuno di noi.
Nell’opera di Cristina, il vuoto, emotivo e materiale, assume una dimensione nuova: non più semplicemente quella di un’assenza dolorosa, ritorta su se stessa, ma un prezioso intervallo di tempo e spazio, un silenzio che dà senso, che mette in ascolto.
È un vuoto che ci spinge ad infinite possibilità, una mancanza che grida a gran voce la necessità di aprirci al possibile, all’ignoto, all’altro. È ricchezza intrisa del ricordo dell’amore.
L’artista sperimenta in prima persona l’esperienza del vuoto, che non rifugge o cela ma, anzi, scaraventa con forza dirompente sulla tela, mediandola a chi la osserva tramite il rosso, colore violento, bruciante, forte, presente: una scelta non casuale che provoca nell’osservatore una duplice sensazione di repulsione e fascino.
La tela, come anche l’artista stessa, si tingono di cremisi, sembrano quasi grondare sangue. Il richiamo potentissimo è alla carne viva, pulsante: la materia, insieme alle emozioni ed ai sentimenti provati dall’artista, ci allontanano in un primo momento da quella pugnalata allo stomaco che è il tormento che stravolge i nostri sensi e su cui siamo invitati a riflettere.
Ma in un secondo momento, rapidi e decisi, quello stesso colore e quel turbinio di sensazioni da cui siamo travolti, ci invitano anche tra le braccia di quel sentire doloroso dell’artista che, incanalando il nonsenso e la negatività della sperimentazione del vuoto in qualcosa di assolutamente positivo, apre le sue mani e il suo cuore a tutti noi, coinvolgendoci in un abbraccio intimo e accogliente.
Con la grande sensibilità che sempre accompagna l’opera di questa artista, Cristina decide consapevolmente di accettare l’esperienza piena e ricca del nostro essere umani per abbandonarvisi completamente e condividere con noi il suo mistero.
Cristina riesce incredibilmente a rendere il dolore parte di una sinfonia che celebra, attraverso la musica e la poesia, la potenza dell’amore, rendendo evidente anche il profondo rispetto dell’artista verso quel sentimento capace di andare oltre la paura, l’angoscia, lo smarrimento, la rabbia.
Quello a cui Cristina ci mette di fronte è un vuoto generativo, un’assenza che crea pienezza e che dunque ci mette in contatto profondo con la parte più intima di noi stessi.
Un’epifania dell’essere, che ci travolge con un fragore spaventoso, squarciando quel velo di apparente calma e indifferenza che avevamo scelto di porre tra noi e il mondo per paura di lasciarci travolgere da un sentimento spaventoso e talvolta distruttivo quale il dolore della perdita, dell’abbandono.
Lacerato il velo del distacco emotivo, non resta che fare i conti con la carne, quella stessa materia viva e presente di cui, come ricorda Shakespeare, sono fatti i sogni.
Immaginazione e realtà si mescolano e sovrappongono, la vita danza insieme alla morte sulle note di Antonio Vivaldi e ci invita a prendere parte all’immensità del creato, in una dimensione sospesa che sfiora l’eterno.
“La vita è solo un’ombra che cammina”: dipingendo, Cristina cammina con lei e con tutti noi che, lasciandoci travolgere dal suo sentire, facciamo esperienza di quella parentesi totalizzante che è la vita.
Cristina Barbieri, Il Petalo Cremisi e il Vuoto
Dal 1° al 25 giugno 2022
Biennale Fondazione Amedeo Modigliani
Complesso monumentale La Pietà, Venezia
Mari
Comments