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Immagine del redattoreMarina Bergonzi

Tradizione e innovazione

Aggiornamento: 14 mar 2021

Le molas dei Kuna di Panama



Nonostante la maggior parte di noi tenda normalmente a considerare la tradizione come qualcosa di profondamente radicato all'interno di ciascun gruppo sociale e perciò immutabile nel tempo, se abbandoniamo per un istante il pensare comune e adottiamo invece uno sguardo più antropologico, ci accorgiamo che in realtà tradizione e innovazione sono due facce della stessa medaglia, anzi, proprio il cambiamento è parte integrante di quel processo di trasmissione di cultura da una generazione all'altra che costituisce appunto il fondamento della tradizione di ciascuna società.


Certamente, tradizione è trasmettere alle generazioni più giovani tutto quell'insieme di credenze, usi, costumi, modi di pensare e comportarsi, oltre che concrete pratiche e rituali che definiscono l'identità stessa del gruppo, ma è anche vero che le tradizioni, così come nascono e si trasmettono uguali a se stesse, subiscono anche, nel tempo, rielaborazioni più o meno forti dal gruppo che acquisendole le adatta al proprio contesto storico e culturale, così come è altrettanto vero che ogni tanto, tra una tradizione trasmessa e l'altra, ne spuntano di nuove e assolutamente recenti.


E' il caso, per esempio, delle cosiddette molas panamensi fabbricate ed indossate dalle donne di etnia Kuna, tradizione più che mai recente, comparsa tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento e che sostituisce quella più antica delle pitture corporee.


Prima di capire meglio cosa siano le molas e perché abbiano recentemente fatto la loro comparsa all'interno del patrimonio culturale kuna, cerchiamo però di inquadrare meglio il chi e il dove di coloro che le cuciono ed indossano.


Se l'origine dei Kuna risulta tuttora ignota, sappiamo per certo però che questa etnia oggi stanziata in circa 45 isole dell'arcipelago corallino di San Blas, Panama, era presente in quest'area geografica sin dall'epoca dei conquistatori spagnoli, che giunsero per la prima volta sull'istmo di Panama nel 1510 per lasciarlo solo cinquant'anni più tardi, nel 1560 circa.

Obbligati dagli invasori a lavorare nelle miniere spagnole e lungo i fiumi, contribuendo anche alla costruzione di strade e vie di collegamento tra i due litorali degli Oceani Atlantico e Pacifico, come anche dei centri abitati collocati alle loro estremità per controllarne entrate e uscite, i Kuna furono ridotti in schiavitù dai conquistatori spagnoli, che ne violentarono le donne e decimarono la popolazione, portandola ad abbandonare le proprie terre per rifugiarsi, una volta partiti gli invasori europei nel 1560, nella zona montuosa del Darién, al confine tra Panama e Colombia, troncando ogni contatto con il mondo esterno.

I secoli successivi vedono un progressivo isolamento dell'etnia Kuna, il quale si protrae fino al XIX secolo circa, quando gli indigeni superstiti cominciano a scendere dai monti per spostarsi verso la costa e infine stabilirsi nelle isole di San Blas, dove tuttora sono stanziati, avviando una fiorente economia basata sulla coltivazione e sul commercio delle noci di cocco, vero e proprio capitale circolante dei Kuna.


Ed è proprio a questo punto che avviene un fatto determinante nella nascita e diffusione della nuovissima tradizione delle molas: negli anni '40 del Novecento infatti, una malattia delle palme da cocco costringe la popolazione a trovare un'alternativa ad un tipo di economia che si era basato sino ad allora proprio su questa pianta.

Cosa fare? Cercare lavoro nella zona del Canale!

Come? Riadattando l'antica tradizione delle pitture corporee ad un nuovo tipo di manufatto da poter vendere per esempio ai turisti delle navi da crociera o ai commercianti colombiani, i quali le accettano come moneta di scambio.


Se in origine infatti, tra i Kuna era in uso la pratica di dipingersi il corpo con pigmenti naturali soprattutto rossi e neri che riproducessero motivi ornamentali perlopiù geometrici, verso la fine del XIX secolo il contatto e lo scontro con i bianchi porta le donne Kuna, che da sempre rivestono il ruolo di decoratrici all'interno di un'etnia che fino a quell'epoca non aveva quasi fatto uso di indumenti, a fabbricare dei pannelli di stoffa colorata sui quali compaiono quegli stessi disegni un tempo tatuati sul corpo di bambini e adulti, le molas appunto.


Vediamone insieme le caratteristiche principali: costituite da diversi pannelli di cotone della misura di 40 x 30 cm circa sovrapposti uno sull'altro fino ad un numero di quattro strati di tessuto, questi riquadri dai colori vivaci presentano sempre una ricca decorazione fatta di applicazioni di tessuto ritagliato e alternato tra uno strato e l'altro.

Se inizialmente i motivi sono più che altro geometrici e astratti, legati a significati simbolici, successivamente compaiono decorazioni più ordinate, fino a giungere a rappresentazioni sempre più realistiche legate nella maggior parte dei casi ai mondi vegetale e animale che popolano quest'area geografica, ma anche disegni tratti da riviste e confezioni dei prodotti di importazione scambiati con i commercianti colombiani nella zona del Canale, a dimostrazione di quanto questa nuova arte sia del tutto meticcia, originata dall'incontro tra la cultura locale e quella "altra".

Tra i colori utilizzati, troviamo quasi sempre il rosso, il nero ed il bianco, tratti direttamente dai tatuaggi usati un tempo da questa etnia a scopo decorativo ma anche per tenere lontani gli insetti all'epoca in cui non era ancora in uso l'utilizzo di indumenti.

Si tratta tra l'altro di quegli stessi colori ancora usati nella decorazione del viso: il rosso per le guance ed il nero per tracciare una lunga linea verticale sul naso con lo scopo di renderlo illusionisticamente più sottile o anche per dipingere il corpo dei bambini e allontanare così gli spiriti maligni.


Come si indossano le molas? Generalmente cucite sulla blusa delle donne che le fabbricano ed apprendono la loro realizzazione fin da piccole, come potete vedere in due delle foto che ho inserito sotto al titolo di questo articolo.

Infine, completano l'abbigliamento femminile locale tradizionale il fazzoletto rosso a motivi gialli indossato sul capo, la gonna a fondo verde o blu con disegni stampati, l'anello portato al naso ("olasu") e una moltitudine di collane, orecchini, bracciali e cavigliere d'oro e perline di vetro.


E voi che magari pensavate di avere inventato il "septum" al setto nasale!


Visto?! Altro che moda recente, cari miei! Persino i Kuna di Panama lo indossano da sempre!

Chissà che magari oltre al piercing al naso non vi venga voglia, dopo questa scoperta, di girare anche voi con indosso una bella mola variopinta!


Mari

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