La narrazione distopica del migliore dei futuri possibili
(Articolo scritto per il magazine Art Nomade Milan News, di Elisabetta Roncati)
Alzino la mano tutti i curiosi che, come me, ogni volta che incontrano per strada una targa commemorativa, si fermano a leggerne il contenuto.
Affisse su muri e pietre delle nostre città fin dall’epoca medievale, queste lastre di marmo, metallo e altri materiali tramandano pubblicamente la memoria di eventi e personaggi importanti per la storia.
Ma cosa fareste se durante una normale passeggiata al parco trovaste affissa sul tronco di un albero una targa datata 14 agosto 2276?
Bizzarro.
Eppure, che mi crediate o no, è tutto vero: infatti in alcune città italiane, Milano compresa, a partire dal 2017 hanno cominciato a comparire su muri ed alberi alcune lastre in alluminio postdatate che, anziché ricordare eventi passati, ne anticipano di futuri.
A firmare e spargere in giro per l’Italia queste targhe ucroniche è il collettivo artistico DustyEye, nato nel 2010 e capace di viaggiare nel tempo grazie ad un cronotrasportatore recapitatogli anonimamente, come dichiara il loro portavoce.
Dopo un primo periodo di sperimentazione dedicato alla fotografia ed alla tecnica del collage, il collettivo comincia a farsi conoscere in Italia grazie ad alcuni lavori come la “Maniglia della Prospettiva Totale” ed il progetto “Un Mese di Bontà”.
Nel 2017 i DustyEye, muniti dell’applicazione per smartphone che consente loro di compiere dei cronotrasporti nel futuro, danno avvio alle prime esplorazioni, che si inseriscono nell’operazione “Il Migliore dei Futuri Possibili”.
Vediamo insieme in cosa consistono queste spedizioni e quale traccia ne resta nella nostra epoca.
Viaggiando tra un punto e l’altro dei più significativi snodi storici futuri, i DustyEye hanno deciso di documentare quanto visto durante i loro spostamenti recuperando reperti di piccole dimensioni e affiggendo delle targhe in alluminio nei luoghi in cui gli episodi si verificheranno tra il momento presente e l’anno 3212.
Ecco che allora alcune epigrafi romane ricordano il suicidio del primo androide emotivamente avanzato o l’uccisione di ventidue giovani senza profilo social, puniti come apolidi digitali.
A seguire, la targa numero 13, affissa a Milano, che commemora – o meglio, predice – la distruzione della tipografia Albemuth, e ancora molte altre.
Insomma, messaggi distopici che fanno forse sorridere ma allo stesso tempo invitano in modo provocatorio a riflettere sul rapporto ormai strettissimo tra uomo e macchina ed al rischio di un futuro segnato da una dittatura tecnologica.
Mentre cerchiamo di stabilire la possibilità o meno di una pacifica convivenza tra intelligenze umana ed artificiale, i DustyEye continuano a spargere targhe e reperti in tutto il mondo, comprese le preziose banconote di Ukron in tagli da 100, emesse dalla Glomegal Bank.
A Milano sono già presenti due targhe: cosa aspettate?
Se siete curiosi di stanarle, fate un giro in zona Porta Venezia e Martesana per scoprire di cosa si tratta!
Mari
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